Sul circuito italiano si frena poche volte ma sempre fortissimo
Formula 1 è sinonimo di velocità e la velocità trova la sua massima espressione all’Autodromo Nazionale Monza, sede dal 2 al 3 settembre del GP Italia, 13° appuntamento del Mondiale 2017.
Universalmente conosciuta con il soprannome di “Tempio della velocità”, la pista brianzola (si trova a 15 km da Milano) è stata costruita nel 1922 per ospitare il Gran Premo d’Italia. Con 66 GP disputati, l’Autodromo Nazionale Monza è il circuito più utilizzato nella storia della F.1: a Monaco si sono corsi 64 GP e a Silverstone 51.
Per limitare le prestazioni delle monoposto, negli anni Settanta furono introdotte 3 chicane, battezzate Varianti. L’ultima modifica al disegno della pista è stata effettuata nel 2000, con la modifica alla Variante del Rettifilo. Il record sul giro con questa configurazione appartiene a Rubens Barrichello che nel 2004 con la Ferrari F2004, dotata di impianto frenante Brembo, che fermò i cronometri sull’1’20’’089.
Il record potrebbe essere battuto grazie all’adozione di pneumatici più larghi e alle vetture più performanti. Ciò si tradurrà in uno sforzo notevole per gli impianti frenanti delle monoposto che quest’anno sono in grado di sviluppare una maggiore coppia frenante. Peraltro lo scarso carico aerodinamico utilizzato per sfruttare i lunghissimi rettilinei si traduce in staccate violentissime e impegnative da gestire.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 20 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, l’Autodromo Nazionale Monza rientra nella categoria dei circuiti impegnativi per i freni. La pista italiana si è meritata un indice di difficoltà di 8, il più alto d’Europa.
L’impegno dei freni durante il GP
Due anni fa a Monza le monoposto più veloci giravano in qualifica a 250 km/h di media sul giro mentre quest’anno potrebbero superare i 260 km/h. Il tempo impiegato in frenata non può che essere modesto: appena il 12 per cento dell’intera gara, valore percentuale eguagliato solo da Spa-Francorchamps.
Da record negativo sono anche le 6 sole frenate per ogni giro: a Monaco sono 12, a Budapest e Baku 11. In media i freni vengono impiegati 9,7 secondi al giro, valore superiore solo alla pista di Spielberg che però è più corta, addirittura di un chilometro e mezzo.
La presenza di poche frenate ma tutte violentissime si traduce in una decelerazione media sul giro di 5,5 g: la staccata meno impegnativa, alla curva 7, comporta infatti una decelerazione di 5 g, soglia mai raggiunta in nessuna delle curve dei GP disputati quest’anno.
La combinazione di frenante potenti compensate dalla loro scarsità numerica genera un’energia dissipata in frenata da ogni vettura durante l’intero GP in linea con altri GP: i 156 kWh sono infatti simili ai valori di Barcellona e di Spielberg.
Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 61 tonnellate. In pratica, ogni giro lo sforzo in frenata è superiore a 1.150 kg e ciò richiede una grande preparazione fisica, indispensabile anche per affrontare le accelerazioni laterali nei curvoni.
Le frenate più impegnative
Tutte e 6 le frenate dell’Autodromo Nazionale Monza sono classificate come impegnative per i freni.
La più dura per l’impianto frenante è l’ultima prima del traguardo: le monoposto vi arrivano a 321 km/h e scendono a 198 km/h in soli 36 metri, un terzo dell’altezza del Duomo di Milano. Per riuscirci i piloti frenano per 1,22 secondi esercitando un carico di 232 kg sul pedale del freno ed affrontando una decelerazione di 6,6 g.
Impressionante anche la frenata alla curva 4, da 326 km/h a 110 km/h in appena 2,31 secondi e 62 metri: il carico sul pedale è di 190 kg e la decelerazione massima di 5,5 g, valore massimo di protezione garantito venti anni fa dalle tute aeronautiche dei piloti di caccia.
In valori assoluti invece la frenata più lunga è quella alla prima curva: 69 metri necessari per scendere da 324 km/h a 80 km/h. Il tutto in appena 2,57 secondi grazie ad un carico sul pedale di 180 kg.
Mostruoso è invece lo sforzo richiesto ai piloti nella successione di curve 6, 7 e 8: tre frenate con decelerazioni comprese tra 5 g e 5,5 g e carichi sul pedale di 198 kg, 179 kg e 181 kg. Una sequenza che toglie il fiato e che richiede la massima lucidità per sfruttare appieno i freni Brembo.
Prestazioni Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 23 delle 42 edizioni del GP d’Italia a cui hanno preso parte. Undici di questi successi li ha conquistati la Ferrari che però non vince a Monza dal 2010. Sebastian Vettel ha infatti vinto in Italia con la Toro Rosso e con la Red Bull ma non ancora con la Ferrari. La Mercedes invece insegue la quarta vittoria consecutiva a Monza.