Suissemotorsport di Maurizio Quarta
Grandi sorprese per il primo grande evento del calendario monzese, che inaugura la serie Endurance del Blancpain.
Anche quest’anno la serie, nata ricordiamo dall’integrazione dei vecchi campionati FIA GT e FIA GT1, ha saputo confermare la capacità di attrarre un numero significativo di piloti e di case costruttrici.
Quasi 50 le vetture al via, in rappresentanza di dodici costruttori: Ferrari, Lamborghini, Audi, Mercedes, Porsche, BMW, Lexus, Aston Martin, Bentley, Honda.
Diverse le vetture inedite in pista: Audi R8 Lms Evo, Porsche 911 GT3R, Aston Martin Vantage AMR GT3, Lamborghini Huracan GT3 2019, quest’ultima reduce dalle grandi prestazioni del team Grasser in terra americana a Daytona e Sebring. Ricordiamo che il team Grasser due anni or sono fece en plein, vincendo le classifiche team, piloti e assoluta.
17 i piloti italiani al via: tra di essi, segnaliamo Raffaele Marciello (Mercedes), Mirko Bortolotti (Lamborghini), Marco Mapelli (Lamborghini), Andrea Rizzoli (Porsche), Davide Rigon (Ferrari), Andrea Bertolini (Ferrari).
Un altro elemento che esercita sempre un grande richiamo sul pubblico: la grandissima incertezza sempre presente nelle gare, favorita anche dall’applicazione dei principi del BoP (Balance of Performance) che prevedono una serie di penalizzazioni tecniche mirate ad una sostanziale equiparazione delle vetture, al fine di evitare la presenza di una o due case dominanti.
La diretta conseguenza sono sono gare estremamente combattute, dove è difficile rifiatare, anche per il pubblico, e dove si assiste ancora a manovre “primordiali”: le “sportellate” più o meno gentili, le “spintarelle” in appoggio al posteriore della vettura che precede e trenini, talvolta anche lunghi, di vetture incollate l’una all’altra.
Prima sorpresa: la pioggia, talvolta anche intensa, che ha funestato la giornata di domenica, incidendo sia sul risultato finale della gara sia sull’afflusso di pubblico. Peraltro, già prima della gara si riteneva che il mancato abbinamento di quest’anno con il Supertrofeo Lamborghini qualche effetto negativo sulle presenze lo avrebbe creato.
Seconda sorpresa: dal cilindro, invece del classico coniglio, è spuntata l’acciuga. Ha vinto infatti inaspettatamente la Porsche 911 numero 54 del team emiliano Dinamic Motorsport, condotta da Andrea Rizzoli, dall’austriaco Klaus Bachler, pilota junior della casa tedesca, e dal kuwaitiano Zaid Askanani, primo pilota del Middle East a vincere nel Blancpain Endurance.
L’acciuga è quella di Delicius Rizzoli, azienda parmigiana ben nota nel settore delle conserve ittiche in vasetto, sponsor importante della vettura vincitrice; non solo, Andrea Rizzoli, uno dei tre piloti del team, è anche Amministratore Delegato dell’azienda, insieme alla sorella Irene, anch’essa grande sportiva e campionessa di volo acrobatico.
Soltanto tre volte nella storia della serie il vincitore si è qualificato oltre la ventesima posizione sulla griglia di partenza: in precedenza, a Monza, il vincitore con la qualifica più bassa partiva dalla diciottesima posizione.
Abbiamo intervistato Andrea Rizzoli dopo la vittoria.
Cosa ha rappresentato per te e il vostro team la vittoria di Monza?
Per me ha rappresentato un traguardo importantissimo, uno di quelli che da un senso a una carriera intera, quello che sogni per anni e che sai che probabilmente non si potrà mai realizzare per quanto è difficile. Ha richiesto molto impegno, che grazie alla passione per questo sport mi è costato tutto sommato poco sacrificio, ma comunque tanti anni per affinare le mie capacità e riuscire a fidarmi di me stesso quel tanto che basta per scacciare i dubbi, almeno qualche volta.
Per il team Dinamic ha significato ancor di più, un team che non ha niente da dimostrare grazie agli anni di ottimi risultati nella Porsche Supercup ma che era atteso al varco a questo evento dai grandi del mondo GT. Non si poteva certo chiedere una vittoria all’esordio ma far bene è sempre stato l’obbiettivo principale. Non solo a parole, ma soprattutto a fatti, qui non si guarda al treno di gomme nuove in più se serve all’ultima mezz’ora di un test, come non si contano le prove di pitstop che hanno fatto i ragazzi o le ore alla sera in cui sono sempre gli ultimi a lasciare i box. La felicità di tutti quando siamo passati sotto la bandiera a scacchi non la dimenticherò mai.
Quali sono state le prime reazioni quando vi siete resi conto di essere in testa e di potercela fare?
Il Blancpain penso sia il campionato di più alto livello in assoluto, è tanto difficile quanto imprevedibile, fino all’ultimo giro sei comunque abituato a non dare nessun risultato per scontato. Quindi ormai disincantati, in rispettosa e silenziosa attesa ci si rilassa forse solo all’ultima curva. Non che sia solo fortuna, l’abbiamo voluto e cercato con tutti noi stessi ma le variabili sono così tante che gestirle tutte al meglio è davvero poco probabile, soprattutto per un team nuovo a queste gare e in un week end in cui la pioggia ha scombinato i piani. Se in 3 ore di gara sono rimaste più di 20 vetture nel giro del leader in condizioni così dure come quelle dello scorso week end, si capisce quanto i sogni molte volte, purtroppo, siano destinati a rimanere tali. Ma è proprio questo il bello, il fatto che l’obbiettivo sia così impossibile rende tutto meraviglioso una volta raggiunto. Ora non rimane che guardare avanti, sapendo che alla prossima gara si riparte da zero.
Al secondo posto la Lamborghini nr. 563 del danese Dennis Lund e dei due italiani Marco Mapelli, factory driver, e Andrea Caldarelli, campione Endurance nel 2017 con Mirko Bortolotti e Christian Engelhart, quest’anno solo 40mi con il tedesco Rolf Ineichen come terzo pilota.
Parziale delusione invece per la corazzata Mercedes: solo terza la vettura numero 4 di Black Falcon con Yelmer Buurman, Luca Stolz, Maro Engel, vincitore del titolo lo scorso anno, mentre laltra vettura, la numero 6 di Hubert Haupt, Patrick Assenheimer, Gabriele Piana è arrivata quinta.
Amaro in bocca anche per il team AKKA Asp vincitore lo scorso anno della classifica overall: quarta la vettura nr. 90 di Nico Bastian, Timur Boguslavskiy, Felipe Fraga, mentre la numero 88 di Raffaele Marciello, Michael Meadows, Vincent Abril si è piazzata 39ma.