L’Alfa Romeo 1900 TI del 1954 di Clay Regazzoni è tornata nuovamente a correre alla 1000 Miglia del 2020
Anno 2002, al via della Rievocazione Storica della Carrera Panamericana c’è una Alfa Romeo 1900 TI del 1954 pilotata da Clay Regazzoni. Colore amaranto, comandi al volante, freno a leva e frizione automatica è stata la vettura del ritorno in pista di Clay Regazzoni dopo il drammatico incidente del 1980 sul circuito di Long Beach.
La Scuderia del Portello ha riportato l’Alfa Romeo 1900 TI in pista in diverse occasioni alla Carrera Panamericana e nel 2002 in Messico al volante di quest’auto c’era proprio Clay Regazzoni. La partecipazione del pilota svizzero, ex compagno di Lauda con la Ferrari in Formula Uno, ha segnato una svolta. Regazzoni, paraplegico in seguito all’incidente di Palm Beach quando si era schiantato a 270 km/h contro la Brabham di Zunino, aveva aperto le porte dello sport automobilistico storico alle persone disabili. Clay è stato anche il primo pilota disabile alla guida di una vettura storica.
La Rievocazione Storica della Carrera Panamericana 2002 fu un vero evento, una bella avventura, come ricorda ancora oggi, 18 anni dopo, il presidente della Scuderia del Portello Marco Cajani.
“Clay Regazzoni era in equipaggio con Pablo Hohenlohe. L’avventura è nata a seguito di un favore che lui mi fece qualche anno prima alla Londra-Sydney, dove mi trovai in panne sulle montagne turche; dovevo rientrare ad Ankara per la sera. Clay si prestò a darmi un aiuto, rimorchiando con la sua la mia auto al traino attraverso le montagne a traffico aperto, per circa 250 km fino alla destinazione, con una serie rocambolesca di situazioni in quei luoghi sperduti.”
Nella stessa edizione corrono per la Scuderia del Portello anche Merzario e Prisca Taruffi, oltre a Marco Cajani.
“Arturo Merzario, insieme a Vinicio Marta, corse con una Giulietta Spider Speciale preparata appositamente per la Carrera Panamericana, nella categoria Sport Minor. La presenza di Prisca Taruffi, che correva con Antonio Maglione, aveva dato grande risalto alla gara, per via del ricordo del padre, vincitore della edizione del 1951. Tutta la squadra “Scuderia del Portello” era molto affiatata, correvo anche io, Marco Cajani, insieme a M. Rossi con una 1900 TI Super, e D. De Bernardi con M. Franco, con una GT veloce. Una vera avventura, affrontata con spirito professionale ma anche con la voglia di divertirci e stare assieme, partecipando a tutte le varie feste e manifestazioni di contorno dell’evento. Merzario con Marta puntava, così come Clay, a ottenere risultati di rilievo alla Carrera Panamericana, con la sua Giulietta prototipo modificata a suo tempo da un costruttore di vetture Sport con alcune caratteristiche particolari di meccanica e telaistica. Arturo vinse la categoria Sport Minor fino a 2000 c.c.. Purtroppo per un banale inconveniente – la rottura di un tergicristallo – perse il quinto posto assoluto alla gara, un risultato che era impensabile per una vettura di piccolo calibro come la Giulietta Spider, portata a competere con auto da 500 CV. La vettura che l’ha anticipata di pochissimi secondi era una Volkswagen con motore Porsche 2200 cc. Prisca Taruffi con Maglione, con la sua Giulietta Sprint Veloce, vinse l’assoluto nella sua categoria di vetture “Historic” – auto identiche a quelle che avevano corso la Carrera del 1957. A Città del Messico fu consegnato a Prisca anche un trofeo alla memoria del padre, che aveva vinto la Carrera Panamericana nel 195, un riconoscimento molto toccante per la figlia del campione romano”.
Durante la gara di Clay è protagonista di un incidente, con la sua Alfa 1900 che finisce ribaltata in un burrone
“Quando Regazzoni ebbe l’incidente, l’auto era tra le prime 15 assolute. Quello dell’incidente è un racconto particolare, che Clay associava alla parola “barranco”, un nome che, pronunciato dal suo copilota Hohenlohe, gli veniva in mente sempre durante le prove speciali dopo quella avventura. Quando uscirono di strada finirono in un burrone; fortunatamente la macchina fu bloccata nella sua caduta da una serie di alberi. La vettura risultò distrutta ma tenne il roll bar e non vi furono per i piloti conseguenze di carattere fisico. Una volta recuperati, la battuta che fece Clay a Pablo fu proprio: “ma cosa volevi dire ripetendomi continuamente barranco?”. Pablo gli rispose che il “barranco” era proprio il burrone dove erano poi finiti, uscendone fortunatamente illesi. Ad ogni modo, riuscimmo a far fare gli ultimi chilometri in moto all’auto, per arrivare al traguardo di Nuevo Laredo.”
Oltre alla Carrera panamericana il pilota ticinese ha fatto altre rievocazioni storiche con la Scuderia del Portello.
“Correre con un campione ed un personaggio come Clay è stato un grande privilegio e sono molti i ricordi di quelle avventure. Abbiamo fatto Londra-Sydney due volte, una volta la Londra-Acapulco e quindi abbiamo avuto moltissime occasioni di stare con lui e di ascoltare le sue storie. Comunque Clay, che sembrava in pubblico una
persona spensierata, allegra, mantenendo un approccio guascone, non accettò mai il fatto di non potersi più reggere in piedi. Tentava di usare la carrozzina il meno possibile. Sostenendosi con gli avambracci e i gomiti, stava delle ore appoggiato alla macchina durante le varie fasi di controllo e preparazione, non lo dava a vedere, ma viveva con una certa sofferenza la sua situazione. Ha voluto dimostrare, anche con il suo handicap, di essere ancora un pilota molto veloce, e c’è riuscito diverse volte. Alla Londra-Acapulco nel 1993 in una prova speciale in Portogallo fatta su un terreno pericoloso, una strada di montagna dove passava solo una macchina e sulla destra vi era un burrone molto profondo riuscì ad impressionare tutti, pubblico e partecipanti. Era una prova del Campionato del Mondo Rally per vetture moderne e con la sua Mercedes 600, nel tratto in discesa, fece l’assoluto dimostrando che la sua grande passione per la velocità era ancora integra”.
L’Alfa Romeo 1900 compie 70 anni
Era sempre stata considerata “l’auto di famiglia che vince le corse” ed è nata 70 anni nel 1950. L’Alfa 1900 è stata la prima vettura prodotta in serie negli stabilimenti del Portello a Milano, una vettura comoda per l’epoca ma con eccezionali prestazioni sportive che hanno fatto scrivere alla splendida berlina del Biscione pagine importanti della storia dell’automobilismo.
Dai cancelli del Portello, sede dell’Alfa Romeo, uscì nel mese di marzo del 1950 un’auto mai vista prima, un’elegante berlina che montava un inedito motore a quattro cilindri. La vettura prese il nome dalla cilindrata. La Casa milanese credette subito in questa nuova vettura che ha lanciato tante novità sul mercato, come la prima catena di montaggio al Portello, il primo motore bialbero quattro cilindri e la prima macchina a scocca portante.
In quell’epoca l’Alfa, dopo aver vinto i primi due Campionati del Mondo di Formula 1, aveva lasciato la massima divisione dell’automobilismo sportivo da imbattuta. Questo perché stava pensando alle nuove strategie riguardanti l’ampliamento della produzione e delle vendite.
Alla fine degli Anni Quaranta la Casa era concentrata nella realizzazione di una nuova creatura, l’operazione era in mano a Orazio Satta Puliga, che dal 1946 fu direttore della progettazione e delle esperienze. Vent’anni dopo lo stesso Puliga, dopo aver firmato successi come la Giulietta e la Giulia, spiegò come doveva essere il brand: “L’Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. Ci sono molte marche di automobili, e tra esse l’Alfa occupa un posto a parte. È una specie di malattia, l’entusiasmo per un mezzo di trasporto. È un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore’”.
In questo scenario nacque l’elegante e performante 1900 prima Alfa Romeo dotata di scocca integrata al telaio. Motore anteriore longitudinale, cambio a quattro marce e trazione posteriore. Sospensioni anteriori indipendenti, con molle elicoidali e barra stabilizzatrice. Esterni sobri, caratterizzati da linee morbide e curve, vediamo la tipica calandra a tre lobi, inconfondibile firma Alfa Romeo. Rispetto allo stile dell’epoca, gli interni erano moderni, con un unico divano anteriore, che permetteva di trasportare sei persone, grazie anche alla posizione della leva del cambio al volante. La più grande novità di quest’auto però fu l’inedito quattro cilindri in linea di 1884 cc alimentato da carburatore che usa una testata in alluminio con due assi a camme comandati da catena ed è alimentato da un solo carburatore. La potenza erogata è di 80 CV, la 1900 pesa solo 1100 kg ed è in grado di viaggiare fino a 150 km/h.
Appena nata, l’Alfa Romeo 1900 ottenne un successo enorme ed il debutto ufficiale avvenne al 37° Salone di Parigi. La 1900 diventò subito protagonista delle competizioni nella Classe Turismo e nel 1952 debuttò anche la versione TI (Turismo Internazionale), con 100 CV e una velocità massima di 170 km/h. Nel 1954 arrivarono anche la 1900 Super e la TI Super, la cilindrata aumentò fino a 1957cc, grazie ai 115 cavalli la velocità massima salì a 180 km/h. Uscirono poi differenti versioni di quest’auto eccezionale, per tutti i gusti e le esigenze della clientela. Il 1953 è stato l’anno della consacrazione della 1900 TI con la vittoria di classe al Tour de France Automobile, alla Stella Alpina e il trionfo alla Mille Miglia con la conquista dei primi 4 posti. Nel 1954 l’auto è riuscita a confermarsi aggiudicandosi i primi 5 posti di classe alla Carrera Panamericana. Nella gamma delle derivate dalla 1900, quella che più famosa prodotta è la 1900 C52 nota con il soprannome di Disco Volante. Una vettura speciale da competizione che aveva in comune con a berlina alcune parti meccaniche. Il propulsore, ampiamente preparato, aveva una potenza di 158 cavalli, il telaio tubolare consentiva un peso di soli 735 kg con la barchetta che poteva viaggiare fino alla velocità massima di 220 km/h. La 1900 è rimasta in produzione fino al 1959, sostituita poi dalla 2000, vendendo 18.000 unità circa.
1000 Miglia 2020: la 1900 TI di Clay ritorna in gara
Dopo 18 anni da quella fantastica avventura la Alfa 1900 TI di Clay Regazzoni, sempre dotata di comandi per piloti paraplegici, è tornata a correre alla 1000 Miglia del 2020, una avventura sostenuta da 1000 Miglia e Waze insieme a Scuderia del Portello per sostenere una mobilità senza barriere. Una nuova avventura che, nonostante le complessità organizzative e le restrizioni causate dal Coronavirus, ha regalato grandi emozioni sia agli equipaggi (circa 400 vetture) che al caloroso pubblico che ha assistito al passaggio delle auto per le strade del Bel Paese. Dopo la straordinaria esperienza in una manifestazione così prestigiosa come la “Freccia Rossa”, alla guida della guest car n. 500 della Scuderia del Portello, il commento di Mattia Cattapan, pilota e fondatore dell’associazione “Crossabili”, è stato: “Partecipare alla 38^ edizione della leggendaria 1000 Miglia è stata un’emozione straordinaria. Ho avuto l’onore di guidare l’Alfa Romeo 1900 del mitico Clay Regazzoni, ex pilota di F1 e primo pilota disabile in grado di guidare una macchina da corsa storica. Con quest’esperienza ho colto un’opportunità unica e soprattutto un’eccezionale occasione per diffondere un messaggio a sostegno della mobilità senza barriere. Grazie a 1000 Miglia e Waze, insieme a Scuderia del Portello e ad altri prestigiosi brand del Made in Italy, abbiamo dato voce ai più vulnerabili, dimostrando che anche chi ha disabilità può aprirsi al mondo dell’automobilismo storico e partecipare a grandi eventi. Sono grato per questa esperienza perché mi ha permesso di esserne testimone e di conoscere inoltre persone straordinarie, appassionate e, a mio modesto parere, veri eroi d’altri tempi. La partecipazione alla 1000 Miglia è stata dura sia per le condizioni climatiche sia per le tante ore di guida, ma alla fine abbiamo ultimato la missione e dato continuità al lascito di Clay Regazzoni, che verrà portato avanti con altre iniziative in fase di progettazione”.
Alle parole di Cattapan fa eco il commento di Portello Marco Cajani: “L’emozione di quanto siamo riusciti a portare a termine in questa esperienza con l’Alfa 1900 di Clay, grazie a 1000 Miglia, Waze e alle altre aziende che hanno adottato la macchina come il Gruppo Camozzi, Dell’Orto Motorsport, Bosch Italia e AFRA, è stata davvero toccante. Dopo quasi vent’anni dalla Carrera Panamericana 2002, dove abbiamo assistito Clay in una gara straordinaria conclusasi purtroppo con un incidente che ha sensibilmente danneggiato la vettura, vedere nuovamente su strada l’Alfa 1900, restaurata e guidata da un giovane ed energico pilota disabile come Mattia Cattapan, ha davvero commosso me e tutto il nostro team di preparatori che hanno vissuto la storia di questa vettura. Quale strumento eccezionale del lascito di Regazzoni, essa scriverà altre pagine importanti della storia della Scuderia del Portello e darà continuità al messaggio di una mobilità senza barriere a sostegno della disabilità”.
Immagini © Massimo Campi ed Archivio Scuderia del Portello