Il GP del Messico secondo Brembo

messico_2510-672x343
L’impegno dei freni delle Formula 1 all’Autódromo Hermano Rodriguez ai raggi X
Dal 28 al 30 ottobre l’Autódromo Hermanos Rodríguez ospita il 19° appuntamento del Mondiale 2016 di Formula 1. Situato in un parco nella zona sudorientale di Città del Messico, è stato disegnato nel 1955 dall’ingegnere Oscar Fernández Gómez Daza. Ha iniziato a ospitare la Formula 1 nel 1963 e dieci anni dopo ha preso il nome dei fratelli Rodriguez, Ricardo e Pedro: entrambi piloti del Mondiale scomparsi prematuramente dopo due incidenti in pista. Rinnovato da Hermann Tilke, è tornato a far parte del Campionato del Mondo nel 2015 e si è subito messo in luce per l’incredibile velocità raggiunta dalle monoposto: Lewis Hamilton ha superato i 360 km/h già il venerdì e Felipe Massa ha toccato i 364,3 km/h nelle qualifiche. L’aumentare del grip dell’asfalto durante il week-end comporterà un incremento della coppia frenante scaricabile a terra. Particolare attenzione è inoltre prestata alle temperature di dischi e pinze. Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, l’Autódromo Hermanos Rodríguez rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. La pista messicana si è meritata un indice di difficoltà di 9, inferiore solo ai valori ottenuti da Montreal ed Abu Dhabi. L’impegno dei freni durante il GP La presenza di molte curve ravvicinate in quasi tutte le sezioni della pista comporta il ricorso ai freni ben 12 volte al giro e si traduce in una velocità media sul giro che nella gara dell’anno scorso non ha mai superato i 193 km/h. Non stupisce quindi che i freni vengano usati addirittura per il 26 per cento della durata complessiva della gara, valore record per l’intero Campionato del Mondo. D’altro canto, l’estrema tortuosità impedisce alle auto di affrontare grandissime decelerazioni e ciò spiega i soli 2,6 g di decelerazione media, inferiore persino ai 2,7 g di Monaco. L’energia dissipata in frenata è di 246 kWh, cioè più della somma dei valori registrati da Montreal e Silverstone: i 246 kWh sono equivalenti al consumo annuo di 4 televisori LCD accesi un’ora sul giorno per vedere le telenovelas. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di quasi 68 tonnellate, equivalenti al peso complessivo di 17 mila casse di avocado. Le frenate più impegnative Delle 12 frenate dell’Autódromo Hermanos Rodríguez nessuna è classificata dai tecnici Brembo come impegnativa per i freni, 4 sono di media difficoltà e 8 sono light. La più impegnativa in assoluto è quella alla curva 1 posizionata al termine del rettilineo più lungo della pista, ben 1.200 metri: qui le auto vi arrivano a 366 km/h e frenano per 3,29 secondi per scendere a 103 km/h. In questo arco di tempo i piloti subiscono una decelerazione di 4 g; mentre le monoposto percorrono solo 72 metri, cioè una volta e mezzo il diametro del Gran Telescopio Milimétrico di Città del Messico. Anche la curva 4 mette alla prova i piloti, chiamati ad esercitare un carico di 117 kg sul pedale del freno: le auto invece perdono quasi 240 km/h, frenando da 327 km/h a 89 km/h in soli 65 metri. All’opposto, sono solo abbozzate le frenate alla curva 3 e alla curva 8: nella prima le auto frenano per soli 2 metri (31 centesimi di secondo) e nella seconda per 5 metri (40 centesimi di secondo). In assoluto invece la curva più lenta è la 13, affrontata a 79 km/h dopo una frenata di 25 metri, indispensabile a perdere oltre 100 km/h in 1,61 secondi. Vittorie Brembo Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 4 delle 8 edizioni del GP del Messico a cui hanno partecipato. Curiosamente nessuna scuderia e nessun pilota sono riusciti a trionfare più di una volta con i freni Brembo.