Il Gran Premio di Monaco parte nel 1929

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Anno di nascita 1929, parliamo del più celebre tra i Gran Premi dell’anno, ovvero quello di Monaco, la gara più attesa, anacronistica ed appassionante di tutta la stagione. L’avvenimento mondano dell’anno, dove si intrecciano un cosmo fatto di motori, super yacht, feste, eventi mondani, belle donne e tutto quanto offre quel piccolo lembo di costa a sud delle Francia.
La gara nasce per merito di Anthony Noghès, presidente e fondatore dell’Automobile Club di Monaco che di professione faceva il commerciante del tabacco. Noghès si reca a Parigi per presentare la candidatura del proprio Club all’Association des Automobile-Clubs Reconnus, praticamente l’attuale Federazione Internazionale dell’Automobile. La candidatura di Noghès viene rifiutata: Montecarlo non ha nessun circuito e non si corre nessuna gara automobilistica nel territorio del Principato, ed allora scatta l’idea di organizzare appositamente una gara tra le strette strade della città per essere inseriti nel giro dei grandi Club automobilistici. Dall’idea all’organizzazione passano due anni, ed il 14 aprile 1929 il Principe Pierre de Polignac inaugura il circuito cittadino.
Al via del primo Grand Prix tra le strade monegasche ci sono 16 vetture. La vittoria va a Charles Frederick William Grover, detto più semplicemente “Williams”, al volante di una Bugatti 35B. La media della gara è di 80 Km/h e da quel giorno di primavera nasce una gara che segnerà fino ai giorni nostri la storia della F.1. Ad Anthony Noghès va anche il merito di avere inventato la bandiera a scacchi per dare il segnale di fine gara. La gara si svolge da sempre sotto gli occhi della famiglia Grimaldi a cui va l’onore di premiare il vincitore sul podio.
Il tracciato di Monaco è rimasto immutato nel tempo, a parte qualche piccola modifica di poca importanza. È il più corto e lento dell’intero mondiale (la lunghezza del tracciato è sempre stata attorno ai tre chilometri) e si sono svolte alcune tra le corse più sorprendenti ed emozionanti della storia.
Dopo la partenza i piloti affrontano la prima “staccata” importante alla curva della Saint Devote al termine del rettifilo dei box, che viene percorso ad oltre 200 km/h. poi si sale fino al Casinò, da dove si inizia a scendere verso il Mirabeau. Segue il lentissimo tornante che negli anni ha cambiato spesso denominazione: una volta era quello “della vecchia Stazione”, perché passava davanti alla stazione ferroviaria, poi è diventato il Loews dal nome dell’ hotel costruito ed in seguito ha cambiato nome a seconda del cambio di proprietà.
Si scende verso la curva del Portier, dove si lambisce il mare ed Ayrton Senna perse una gara per una distrazione. Il lungo tunnel che sfocia nella chicane del porto, teatro di alcuni incidenti, poi immortalati nel film Grand Prix di Frankenheimer. Segue la curva del Tabaccaio, dove una volta c’era ovviamente un tabaccaio, la chicane delle piscine costruita nel 1973 ed infine la Rescasse, anche lei teatro di alcuni incidenti che hanno ribaltato il risultato delle gare.
Su queste strade hanno trovato gloria i più grandi campioni della storia. Ayrton Senna ha vinto il Gran Premio sei volte, di cui cinque consecutive dal 1989 al 1993. L’albo d’oro vede primeggiare nei primi anni le Bugatti, leggere e maneggevoli, con nomi come Louis Chiron, Renè Dreyfuss, Achille Varzi. Ma prima della guerra ci sono Tazio Nuvolari su Alfa Romeo, Fagioli, Caracciola, Von Brauchitsch su Mercedes che hanno scritto il nome nell’albo d’oro.
Dopo la guerra il G.P. di Montecarlo è prontamente inserito nel neonato Campionato Mondiale di F.1 e la prima edizione titolata, disputata il 21 maggio del 1950, è vinta dalla Alfa Romeo 159 di Juan Manuel Fangio che precede la Ferrari 125 di Alberto Ascari e la Maserati di Louis Chiron.
Seguono nomi come Juan Manuel Fangio, Jack Brabham, Stirling Moss, Jochen Rindt, Graham Hill, Jackie Stewarth, Ronnie Peterson, Niki Lauda a entusiasmare i tifosi, per arrivare infine ai più recenti Alain Prost, Gilles Villeneuve, Michael Schumacher.
Oltre ad imprese eccezionali, il circuito è stato anche teatro di alcuni episodi tragici: nel 1967 l’italiano Lorenzo Bandini morì a causa delle ustioni provocate dall’incidente (e successivo rogo) che lo vide protagonista nella chicane del porto all’ottantaduesimo giro. Nel 1955 Alberto Ascari, con la sua Lancia, finì in mare nello stesso punto, senza fortunatamente riportare contusioni e nel 1994, durante le qualifiche, Karl Wendlinger rischiò di morire a seguito di un brutto incidente all’uscita del tunnel. Nonostante gli incidenti, le polemiche, il Gran Premio del Principato rimane sempre la gara più affascinante ed ambita da tutti i piloti.

Massimo Campi