Il nome di Ayrton Senna, a distanza di quasi ventidue anni dal tragico incidente di Imola, è ancora oggi capace di emozionare e affascinare: prova ne sia l’evento di lancio della mostra “Ayrton Senna. L’ultima notte”, allestita negli spazi del Museo della Velocità (sito in prossimità della Variante Ascari nell’area del circuito) dal 17 febbraio al 24 luglio 2016.
La mostra prende spunto dal libro “Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna”, di Giorgio Terruzzi, nome arcinoto ai lettori e appassionati di F1 per le sue analisi approfondite e mai banali. Il romanzo ruota intorno all’ultima notte trascorsa da Senna nella Suite 200 dell’Hotel Castello: un sabato notte quello del 30 aprile 1994, oscurato da cattivi presagi (il terribile incidente, fortunatamente senza conseguenze, di Rubens Barrichello e la morte di Roland Ratzenberger) e dalle ingerenze della famiglia nel suo rapporto con la non gradita Adriane.
Alle parole di Terruzzi i curatori della mostra hanno sapientemente abbinato un centinaio di fotografie di Ercole Colombo, senza dubbio uno dei più grandi fotografi della Formula 1, in un percorso che conduce lo spettatore a ripercorrere la carriera sportiva di Senna, avvicinandolo al tempo stesso ad alcuni degli aspetti più personali del campione brasiliano (es. il suo rapporto con la fede).
Ad impreziosire la mostra, una serie di memorabilia di Senna: il kart originale del 1979 guidato agli inizi della carriera, la tuta e i guanti, il casco.
Inutile cercare di raccontare la mostra: va vista e basta.
Vorrei invece fermare l’attenzione del lettore su due interessanti riflessioni emerse durante la presentazione e le successive interviste.
Senna e i giovani: tema quanto mai di attualità, soprattutto alla luce dello scarso interesse delle nuove generazioni verso la F1, fatto questo già oggetto di accalorate discussioni all’interno del Circus. A priori, ci si aspetterebbe che i giovani poco sappiano di Senna e di quanto il brasiliano abbia rappresentato per l’automobilismo sportivo.
Giorgio Terruzzi ci dà invece una chiave di lettura inedita e inaspettata. Dopo aver fatto un tour di presentazione del libro nelle scuole (“che nemmeno i Pooh”!), ha rilevato un grandissimo interesse testimoniato da un’impressionante mole di domande e di email, ma non solo: l’attrattività dei giovani si focalizza secondo lui all’80% su Senna e solo per la parte restante su altri due mostri sacri della velocità, Valentino Rossi e Michael Schumacher.
Ercole Colombo ha messo a confronto i tempi, peraltro non così remoti, in cui i vincoli imposti dall’attrezzatura (la pellicola, che limitava giocoforza il numero di scatti possibili; l’impossibilità di sapere se una foto fosse buona o meno prima del suo sviluppo), rendevano il fotografo un vero e proprio artigiano dell’immagine, con quelli odierni, in cui si lavora sostanzialmente a “scatto infinito” e con l’immediato riscontro visivo della bontà dello scatto. Il rischio è che i giovani che si approcciano alla fotografia manchino del cosiddetto “senso della foto/dell’inquadratura”, e abbiano un approccio molto più “probabilistico” e industriale, ovvero: posso scattare tante foto e prima o poi, tra le tante, troverò anche quella con l’inquadratura giusta.
Ricordo che nei primi anni ’90, per conto di Zoom, intervistai a Monza Ercole Colombo che presentava ai colleghi le prime macchine digitali con le loro potenzialità di interconnessione con i PC: chissà se immaginava quanto grade sarebbe stato l’impatto delle nuove tecnologie sul modo di fare fotografia …
Un’ultima osservazione: qualcuno faceva giustamente notare che avrebbe avuto senso prolungare la mostra almeno fino al Gran Premio d’Italia, invece di chiuderla nel mese di luglio: al momento non c’è una risposta precisa, dato che durante il GP gli spazi sono destinati ad altro uso, ma la volontà di venire comunque incontro alle richieste degli appassionati.
Maurizio Quarta