Grande pubblico per l’”antipasto” storico sul circuito della F1 di Monaco
Testo e foto di Maurizio Quarta
Galleria a cura di Michele Mereghetti
Si è svolta nello scorso weekend l’undicesima edizione del Grand Prix Monaco Historique: nato quasi per caso nel 1997 per celebrare il settimo centenario del casato dei Grimaldi, ha riscontrato un consenso ed un successo, di pubblico e di stampa, tali da indurre l’ACM (Automobile Club de Monaco) a farne un evento stabile nel calendario agonistico, con cadenza biennale.
Per coloro che ne conoscono poco le dinamiche, i meccanismi di funzionamento del GP Historique sono grosso modo gli stessi del GP di F1, quindi con prove nella giornata di venerdì, qualifiche al sabato e gara la domenica.
Con una fondamentale differenza: come sempre nel caso delle competizioni storiche, le vetture iscritte sono divise in differenti categorie. Classi e categorie sono soggette a frequenti variazioni e rimescolamenti; quest’anno, ne sono state previste sette per un totale di oltre 160 vetture iscritte (in parentesi gli iscritti di ciascuna classe): Serie A (14 vetture), vetture GP anteguerra; Serie B (23 vetture), monoposto di F1 e F2 ante 1961; Serie C (28 vetture), vetture Sport a motore anteriore del periodo 1952-1954; Serie D (29 vetture), F1 del periodo 1961-1965; Serie E (23 vetture), F1 degli anni 1966-1972; Serie F (23 vetture), F1 1973-1976; Serie G (26 vetture), F1 del periodo 1977-1980.
Il pubblico in genere conosce e capisce poco le distinzioni tra le varie classi, salvo afferrarne intuitivamente e visivamente le differenze: il fattore di richiamo più grande è costituito dal fatto poter assistere a vere e proprie competizioni sullo stesso circuito dove fra pochi giorni, il 27 Maggio, correrà la F1, respirandone in certo qual modo l’aria e l’ambiente, oltre al fatto di poter vedere cimentarsi sul circuito monegasco alcuni grandi nomi della categoria regina. Per gli italiani, che accorrono sempre in massa, è un’occasione abbastanza unica e da non perdere.
E che si tratti di gare vere, e non solo del divertissement di qualche ricco gentleman, a parte le toccate in pista, gli urti contro i guard rail e le frequenti manovre di controsterzo, lo dimostra anche il fatto che molti proprietari/collezionisti fanno correre con le loro vetture piloti con esperienza agonistica (es. F1, altre monoposto, GT). Un trend questo che nella categoria sta prendendo sempre più piede.
Moltissime le marche di vetture presenti che i più esperti si sono divertiti a tentare di identificare: dai nomi meno noti al grande pubblico nelle Serie A, B, C (es. Bugatti, Delage, Era, Cooper Bristol, Gordini, Connaught in Serie C; Brabham, Ferrari, Lotus e BRM in Serie D; a quelli più noti delle altre Serie (es. Brabham, Ferrari, Surtees, Shadow, ATS, Lotus, LcLaren).
E tante le vetture con grandi storie alle spalle, tra queste: la Lotus Climax 25 del 1962 (Serie D) ex Jim Clark (che peraltro a Montecarlo non tagliò mai il traguardo da vincitore), la McLaren M26 del 1976 (Serie F) ex James Hunt, la Ferrari 312 B3 (Serie F) ex Niki Lauda.
Tra le tante, abbiamo deciso di raccontare la storia, molto peculiare, di una delle vetture viste sul circuito monegasco: la Ferrari 312B.
Creata con penna e tecnigrafo, come era d’uso all’epoca, da Mauro Forghieri, va ricordata innanzitutto per essere stata la capostipite dell’intera generazione di Ferrari vincenti che seguirono negli anni successivi, arrivando a cogliere per tre volte il mondiale piloti (con Lauda, due volte, e Scheckter) e per quattro quello Costruttori. La vettura è quella con cui Clay Regazzoni vinse a Monza nel 1970, il giorno dopo l’incidente mortale di Jochen Rindt: prima vittoria in carriera per il pilota elvetico e prima invasione di pista riportata negli annali. Il compagno di squadra Jackie Icks con la stessa vettura arrivò secondo nel mondiale Piloti, vinto postumo da Rindt.
A rendere praticamente unica questa vettura anche il fatto di essere stata la protagonista principale di un film, interamente dedicato al suo restauro e alla sua ri-messa in pista. A volere e finanziare l’intera operazione, incluso il ritorno in pista come pilota, è stato Paolo Barilla, ex-pilota di F1 e noto imprenditore, il quale, rilevata la vettura da un collezionista americano, ha chiamato a raccolta Mauro Forghieri e Motortecnica per ridare vita alla creatura dello stesso Forghieri. Dal lungo (e costoso) lavoro di restauro è nato un docu-film della durata di 75 minuti, dal titolo 312B, girato e montato da Andrea Marini e presentato nelle sale nei soli tre giorni del 9-11 ottobre dello scorso anno. Il film è disponibile in streaming su diverse piattaforme per gli appassionati.
Vettura restaurata, ma sfortunata: uscita quest’anno a tra quarti di gara per una toccata, e stop quasi immediato per un guasto nell’edizione precedente.
Altro elemento di grande attrazione per il pubblico, la presenza ai box, in gara o nella parata commemorativa, di molti ex piloti di F1 tra i quali, Riccardo Patrese, Emanuele Pirro, Mark Blundell, John Watson, Eddie Irvine, Mika Hakkinen, Alex Caffi e il già citato Paolo Barilla. In pista anche un altro grande nome della F1 tuttora in attività: Adrian Newey, al volante della sua Lotus 48B del 1969, classificatosi undicesimo nella sua Serie.
Per completezza di informazione, seguono i nomi dei vincitori delle diverse Serie, anche se per lo più sconosciuti al grande pubblico:
Serie A: Paddins Dowling (ERA R5B, 1936)
Serie B: Tony Wood (TEC MEC F415, 1959)
Serie C: Chris Ward (Cooper-Jaguar T33, 1954)
Serie D: Andy Middlehurst (Lotus 25 Climax, 1962)
Serie E: Bjorn Wirdheim (March 711, 1971)
Serie F: Michael Lyons (McLaren M26, 1976)
Serie G: Martin O’Connell (ATS D4, 1980).
Sempre per la cronaca, i più veloci hanno girato ad una media di oltre 110 km/h.