Monza Rally Show 2013
Uno spettacolo che si rinnova di anno in anno
di Maurizio Quarta
Anche la stagione agonistica 2013 sulla pista brianzola si è chiusa alla grande, grazie al Rally Show, capace come al solito di richiamare il grande pubblico, ormai appannaggio dei grandi eventi motoristici globali (F1, Moto GP e Mondiale Superbike) e di pochissime altre manifestazioni.
In anni in cui, complice anche la difficilissima congiuntura economica, molte competizioni, anche a livello mondiale, hanno visto spesso tribune semivuote, il Rally monzese ha saputo portare avanti con successo la formula che ne ha garantito la crescita nel corso degli anni: l’evento sportivo come cuore pulsante di uno spettacolo facilmente accessibile.
Per fare spettacolo servono campioni e servono nomi
La fortuna, e l’abilità del Rally Show, è di essere un evento anomalo, che come tale può permettersi di attingere a diversi “bacini” di campioni. Dal rallismo, sono arrivati negli anni Colin Mcrae, Dani Sordo, Marku Alen, Markus Gronholm, Miki Biasion. Il top è sicuramente stato con Sebastien Loeb, il pilota più vincente di tutti i tempi. Nell’edizione 2013 due grandi ritorni: quelli di Dani Sordo e di Miki Biasion. Il primo è stato il vincitore assoluto e del Master Show conclusivo, sfatando in qualche modo la fama di eterno secondo che lo perseguita nel Mondiale Rally. Il secondo ha partecipato nella sezione Historic (vedi sotto) alla guida di una Lancia 037, con il giusto spirito di partecipazione: “sono qui per divertire il pubblico” ha infatti dichiarato alla stampa.
Dalle gare di durata, il solito Dindo Capello, plurivittorioso a Monza e a … Le Mans.
Dal motociclismo, in passato, tanti nomi illustri: Loris Capirossi, Andrea Dovizioso, Jorge Lorenzo, il compianto Marco Simoncelli. Su tutti quello che è ormai un classico della competizione monzese: Valentino Rossi, alla tredicesima partecipazione e già vincitore in passato e che ha sempre creato un effetto-traino a tantissimi nomi illustri.
Quest’anno una new entry di valore assoluto: Tony Cairoli, che ha gareggiato con la Citroen DS3 WRC numero 7, per celebrare il freschissimo settimo titolo vinto nel mondiale motocross. Sempre dal motomondiale, ma dalla pit lane, è arrivato quest’anno Davide Brivio, notissimo team manager di Moto GP, alla vigilia della sua nuova avventura in Suzuki.
Dalla F1 (ma non solo) è arrivato il vincitore della sezione Historic, Alex Caffi.
Per la componente show, dalla televisione tre nomi ormai abituali: Luca Cassol (il Capitan Ventosa di “Striscia la notizia”), Moreno Morello, Guido Meda.
Tutti accomunati dalla disponibilità nei confronti di un pubblico talvolta eccessivamente invadente e da una gran voglia di divertire e di divertirsi, senza peraltro rinunciare all’innato spirito agonistico che li contraddistingue.
Per fare spettacolo servono numeri che anche quest’anno non sono mancati: 81 iscritti all Rally Show, 23 dei quali per le classi WRC 1.6 e 2.0, oltre ai 20 della sezione Historic.
Per fare spettacolo servono eventi collaterali
Uno degli spazi di maggiore attrattiva e affluenza è stata come sempre l’Exhibition Area, caratterizzato dal palco centrale di Radio Monte Carlo, che ha visto un pressoché ininterrotto susseguirsi di momenti di animazione, interviste ai piloti, presentazioni di mezzi, conferenze stampa e altre attività dedicate al pubblico presente.
Grande curiosità e interesse ha riscosso anche l’originalissimo evento Legend Overalls Collection, nato da un idea di Francesco Buffi nel 2010. Si tratta di un vero e proprio museo itinerante, primo al mondo, che mette insieme le tute ignifughe originali, donate dai loro proprietari, di alcuni tra i più grandi rallisti della storia recente, corredate da foto, statistiche e video dell’epoca (da Sando Munari a Sebastien Loeb).
Per fare spettacolo serve innovazione
Per la prima volta partecipano al Monza Rally Show vetture storiche da Rally degli anni dal 1972 al 1985.
Venti vetture al via, in modo da poter riproporre le auto più rappresentative che hanno partecipato e vento ai Rally dell’epoca: Fiat 131 Abarth, Porsche, Audi Quattro, Ferrari 308. Con un chilometraggio ridotto per tener conto dell’età: circa 85 km di prove speciali (contro i 155 del Rally) e un solo giro, invece di 5 nelle Speciali Grand Prix.
Per il resto, una saggia e sana combinazione tra accessibilità e spettacolo: detto così sembra facile …
Al pubblico è stata consentita grande libertà di circolazione all’interno del tracciato e soprattutto nell’area del paddock, dove è abbastanza facile incontrare i piloti che stanno al gioco e non si sottraggono a bagni di folla talvolta un po’ troppo “affettuosi” e osservare i meccanici al lavoro sui mezzi.
Come al solito apprezzatissima e affollatissima è stata la GRID EXHIBITION del venerdì pomeriggio in cui le vetture vengono esposte in rivista per il pubblico.
La spettacolarità delle gare è decisamente elevata e viene prolungata in un arco temporale abbastanza lungo con 9 prove speciali tra venerdì e domenica, notturna inclusa. Spettacolo nello spettacolo, per le ali di folla che fanno da contorno alle vetture, anche i trasferimenti dal paddock alla partenza delle prove speciali.
Elevato anche quest’anno il numero di case costruttrici e di team in gara, con una folta presenza di equipaggi privati non penalizzati da differenze prestazionali eccessive nei confronti dei team ufficiali.
Per finire, grande presenza di sponsor piccoli e medi, a testimonianza del rapporto privilegiato che storicamente esiste tra piccole/medie aziende e motorismo sportivo.
Foto Rent a Journalist