Testo e foto di Maurizio Quarta
Le rivalità, anche profonde, all’interno di uno stesso team sono sempre state all’ordine del giorno a qualsiasi livello del motorismo sportivo. Fatto in sé abbastanza comprensibile data la natura individuale e individualistica delle corse: sta poi al team far prevalere a un certo punto l’interesse del team stesso rispetto a quello del singolo pilota.
La storia della F1 è piena di forme di dualismo anche molto accentuate e litigiose, spesso avallate o comunque non sufficientemente censurate e ostacolate da alcuni team manager.
Quest’anno il fenomeno inizia a verificarsi con una certa intensità e ripetitività all’interno del team Force India. Elemento caratterizzante sin qui, ma che crediamo resterà una costante delle dinamiche tra i due piloti, la sostanziale costante equivalenza nelle prestazioni, che può essere letta come un indicatore del fatto che entrambi sono capaci di portare la macchina al suo limite.
Il giovedì pre-gara monzese ha presentato la ghiotta anteprima del confronto tra Ocon e Perez, questa volta in chiave dialettica nel corso di una delle tradizionali conferenze stampa organizzate dalla FIA.
Iniziativa quanto mai tempestiva, vista la recente escalation negli incontri/scontri fisici in pista tra i due piloti, a partire dal Canada, passando per la collisione in Azerbaigian fino all’ultimo episodio la scorsa settimana in Belgio.
Domanda preliminare: come ci si sente sapendo di essere chiamati ad un’intervista in cui si parlerà ovviamente degli incidenti di gara successi tra di voi?
Per Ocon, “fa parte del nostro lavoro sapere che se guidi in F1 a un certo livello dovrai interfacciarti con la stampa e i media in genere e saperti gestire di conseguenza”. Affermazione condivisa in pieno da Perez.
Si entra quindi nel vivo: come si è arrivati a questo punto?
La voce di Sergio Perez: “ le nostre prestazione sono state davvero molto ravvicinate negli ultimi tempi e abbiamo avuto qualche incidente. D’altra parte, abbiamo però avuto un ottimo chiarimento a livello personale e penso che ora sia il momento di andare avanti. Ciascuno è ovviamente portatore di una propria opinione su quanto accaduto: gli ingegneri, i tifosi, noi due … Ripeto che la cosa più importante è che si guardi e si vada avanti. Come team abbiamo l’obiettivo principale di chiudere la stagione al quarto posto tra i Costruttori e non possiamo più permetterci il lusso di lasciare per strada altri punti, dopo averne persi non pochi a causa degli episodi che sono stati citati. Sono sicuro che dopo il chiarimento tra di noi, episodi simili non avranno più a ripetersi”.
Ocon, da parte sua, ribadendo l’assoluta vicinanza nelle prestazioni in corsa e in qualifica (“lottiamo sempre fino all’ultimo decimo di secondo”) non ha potuto far altro che confermare la decisa volontà sua e di Perez di mettere fine a sfide tipo OK Corral. “Ne abbiamo parlato stamattina tra di noi e siamo giunti entrambi alla stessa conclusione: dimentichiamo quanto è accaduto e lavoriamo duro per garantire al team i risultati che lo stesso si aspetta e si merita. Siamo professionisti: vogliamo lottare con gli altri piloti, continuare a mtter loro pressione, ma dobbiamo alla fine arrivare a conquistare il quarto posto tra i Costruttori”.
Anche Force India si è ovviamente e chiaramente espressa per uno stop a simili episodi in futuro, anche attraverso alcune regole di comportamento. Secondo Perez, il pilota tra i due con maggiore esperienza (ricordiamo che è stato anche pilota McLaren), al di là delle regole imposte dal team, l’elemento vincente resta comunque l’atteggiamento individuale: “siamo entrambi maturi a sufficienza e anche Esteban corre da diversi anni anni e quindi penso che siamo in grado di gestire queste situazioni. L’importante è mettere in campo tutti gli sforzi necessari affinchè l’interesse del team prevalga su quello personale”.
Come la vede invece Ocon, ancora agli inizi della sua carriera in F1, pilota nell’orbita Mercedes e in piena corsa per arrivare prima o poi ad entrare nel team tedesco. “Non fa differenza tra l’essere un rookie o un pilota esperto, quando ciò che conta alla fine è il risultato del team: se ci saranno specifiche direttive impartite dal team, le seguirò. Punto.”.
Messaggio indiretto al team Mercedes e a Toto Wolff/Niki Lauda che hanno dovuto faticare non poco a gestire gli eccessi, per fortuna non frequentissimi tra Hamilton e Rosberg? Molto probabile, anche a sottolineare la maturità che un pilota deve avere e dimostrare per poter competere in un topo team. La storia della F1 è piena di piloti giovani e brillanti, ma bruciati dalla loro stessa fame di vittoria e da un non sufficientemente contenuto agonismo.
In conferenza stampa era presente anche Vettel, al quale ovviamente è stato chiesto cosa pensasse delle questione, avendo vissuto in prima persona una simile esperienza all’epoca dei suoi duelli con Mark Webber, con in più il fatto di avere in gioco il titolo mondiale.
Alla domanda se il rischio di queste lotte intestine sia quello di arrivare a un punto di non ritorno e di come fare per evitarlo, Vettel ha così risposto: “non credo che un pilota sia realmente animato da cattive intenzioni verso il compagno di squadra o verso un altri piloti, ma sicuramente il duello con il tuo compagno è un po’ più intenso. Tu vuoi essere davanti al pilota che ha la tua stessa vettura, mentre al team poco importa chi sta davanti, purchè una delle due macchine stia davanti: è una difficile linea di demarcazione tra il tuo egoismo all’interno dell’abitacolo e il desiderio di fare il meglio per la squadra. Non c’è però mai una linea di non ritorno. Anche con Mark (Webber) ho un ottimo rapporto e abbiamo parlato anche di quanto avvenuto in pista all’epoca, con un certo distacco per cui ora ci possiamo anche ridere sopra”.
Il rischio di queste conferenze stampa è sempre quello che vengano dette solamente cose politicamente corrette e che tutti vogliono sentirsi dire: osservando però il linguaggio del corpo, la mimica facciale, ma soprattutto i due piloti nel paddock, nel motorhome e nel box, la percezione avuta è quella di una reale e ritrovata armonia, e di una buona maturità nel gestire e contenere la spinta agonistica e il forte individualismo che ciascun pilota, di livello e non, porta con sé.