Pagani: disegnare hypercar ispirandosi a Leonardo, ovvero 20 anni di Zonda


Suissemotorsport di Maurizio Quarta
500 anni di Leonardo e 20 di Zonda: quale sottile legame unisce due ricorrenze apparentemente così lontane nel tempo e nei contenuti?
La risposta sta tutta nella storia personale e nella capacità visionaria del creatore della Zonda, l’argentino di origini italiane (nonno piemontese) Horacio Pagani.

Una storia che si intreccia con alcuni grandi nomi del motorismo sportivo: per primo Juan Manuel Fangio che gli consiglia di venire in Motor Valley nel 1982.
Secondo incrocio virtuoso con Lamborghini, dove inizia lavorando sulla Countach Anniversary e sulla Diablo, prima come dipendente e poi come consulente esterno con la sua Pagani Composite Research, fondata nel 1988.

Il primo concetto di vettura: la granturismo Fangio F1, pronta a livello di prototipo nel 1992 con motorizzazione Mercedes AMG, ottenuta grazie alle relazioni del campione argentino. La morte di Fangio nel 1995 induce Pagani a cambiare il nome della vettura, che diviene così Zonda, ispirandosi ad un caldo vento andino. La Zonda C12 verrà presentata al Salone di Ginevra del 1999, con un motore 6.0 V12 che diventerà poi 7.0 e poi un 7.3, con 558 CV di potenza, per una potenza massima di 650 CV.
La Zonda è ritenuta tanto visionaria e futuristica da meritarsi il termine hypercar, coniato nell’occasione.

Si tratta della la realizzazione del sogno imprenditoriale di un atelier capace di pensare, creare e produrre hypercar iper-personalizzate, secondo una visione in cui, ispirandosi al pensiero leonardesco, arte e scienza devono sapersi fondere per dare valenza estetica ad opere di altissima ingegneria. Il motto di Horacio Pagani ben sintetizza questo approccio: “L’atelier dell’auto sorpassa il tempo, come il vento che soffia.”

L’auto deve quindi dare emozioni, quasi come un’opera d’arte, che solo un attento e spasmodico lavoro di ricerca e sperimentazione su materiali, prestazioni e linee, unito ad una sapiente combinazione tra lavoro e manualità artigianale possono consentire di raggiungere.

Il 2019 è l’anno del ventennale della Zonda, celebrato con l’apparizione alla Motor Valley Fest lo scorso mese, con un’esposizione in Piazza Grande, e con uno uno stop intermedio a Milano Design Week 2019. Nell’occasione, sono stati esposte in Piazza Gae Aulenti la Huayra Roadster, ultima nata della casa, e la Zonda C12, il primo modello della storia del marchio, con numero di telaio 001, per celebrare anche l’uscita del libro “Pagani Hypercars. Oltre”, che narra la storia di alcune delle vetture più iconiche

E per finire la grande festa: Pagani ha scelto di celebrare il ventennale sul più iconico dei circuiti italiani, ovvero Monza, il Tempio della Velocità, al top del motorismo sportivo: F1 su tutte, ma anche prototipi (ELMS, WEC) e supercar da corsa (Supertrofeo Lamborghini, Ferrari Challenge).

E’ andato in scena il 2 giugno il Pagani Open Day, il più grande evento mondiale dedicato ai fan della casa emiliana. Tantissime le hypercar presenti nel paddock e sul circuito brianzolo, con appassionati da tutto il mondo (le targhe andavano dagli Stati Uniti alla Russia).
Evento aperto al pubblico, con lunghe code di appassionati davanti al paddock ben prima dell’apertura ufficiale dell’evento a significare l’interesse e la curiosità che anche oggetti del desiderio destinati a un gruppo molto ristretto di persone possono esercitare sull’appassionato comune.
Per l’occasione, Pagani ha offerto al pubblico, attraverso un contest dedicato, l’opportunità di un emozionante giro del Monza Eni Circuit a bordo di una vettura Pagani; lo stesso fondatore si è mostrato piacevolmente e ampiamente disponibile ad accontentare le pressanti richieste di autografi e selfie da parte dei fan.

Per gli appassionati, ricordiamo che è possibile visitare l’Atelier, magari in abbinata al Museo Horacio Pagani, collezione esclusiva delle edizioni limitate della casa, dai primi bozzetti agli ultimi modelli. Soprattutto un’ occasione per approfondire, attraverso progetti mai realizzati, la grande visionarietà dell’oriundo argentino.