Insieme ad alcuni team manager, abbiamo fatto alcune considerazioni sul ruolo del muretto dei box nel motociclismo moderno.
Le segnalazioni dei box sono sempre state importanti nel mondo delle corse, in quelle delle due e quattro ruote. Hanno assunto ancor più maggior rilevanza dall’introduzione della regola del Flag-to-Flag, ovvero della non-interruzione della gara in caso di pioggia, bensì del cambio della moto. Di conseguenza, il ruolo del muretto dei box è cresciuto dal punto di vista strategico.
Alla luce di quanto abbiamo assistito nell’ultimo round della stagione andata in scena al Misano World Circuit, che ci ha offerto una delle corse più rocambolesche e caotiche degli ultimi tempi, abbiamo pensato di interpellare tre noti team manager per farci spiegare meglio le dinamiche e i processi.
“Le comunicazioni – afferma Lucio Cecchinello (LCR Honda) – avvengono attraverso la lavagna di segnalazione che, in condizioni normali da asciutto, sono: la posizione, il vantaggio e/o lo svantaggio, i giri che mancano alla fine della gara ed eventualmente il tempo del pilota. Sono informazioni che normalmente il pilota riceve sul suo display. Ma, nel caso di Flag-to-Flag, forniamo al pilota altri 2 tipi di informazioni: a) la certezza che siamo pronti con la seconda moto (con PIT OK); b) in caso di evidente svantaggio, l’obbligo di rientrare (con IN).
Il pilota dunque è colui che decide quando rientrare, nel momento che ritiene più opportuno. In casi come quelli di Misano, dove i piloti che avevano rimontato le slick erano nettamente più veloci dei primi con le rain, abbiamo detto ai nostri di rientrare in maniera perentoria. Abbiamo visto per esempio come Loris Baz sia riuscito a girare forte dopo esser stato il primo a rientrare per il secondo cambio moto con le slick.”
Ma, come ha proseguito Fausto Gresini (Aprilia Racing), talvolta si deve anche azzardare: “Il muretto dei box è fondamentale per le strategie, ma domenica scorsa chi ha rischiato ha saputo trarne benefici.
È sempre il pilota ad assumersi la piena responsabilità, perchè è colui che è in pista; noi abbiamo il dovere di dobbiamo capirlo al volo e farci trovare pronti. Domenica scorsa, ad esempio ho sbagliato io, avrei dovuto prendermi un rischio in più e far rientrare prima i miei piloti: avremmo ottenuto un risultato sicuramente migliore.”
Diversi sono i fattori da tenere in considerazione; non ultime, come aggiunge Davide Brivio (SUZUKI ECSTAR), ci possono essere delle eccezioni: “se si arriva verso la fine della stagione, quando per esempio un pilota si sta giocando il titolo, il box è tenuto a segnalargli tutto di quel che fa l’avversario. Noi siamo una squadra nuova, se devo esser sincero non eravamo ancora ben ‘preparati’: ma sono condizioni limite che incontriamo una o due volta all’anno.”
Chiediamo allora al manager della casa di Hamamatsu si spiegarci, concretamente i passaggi del processo di comunicazione tra box e pit lane:
“Dipende dalle squadre. Nel nostro caso, l’ingegnere di pista o il crew-chief è la persona di riferimento del pilota, un po’ nel calcio o nel basket l’allenatore (o coach) dà gli ordini, decide i cambi e le tattiche. È la persona più vicina al pilota e definisce le strategie non solo in gara, ma anche delle sessioni di prova. Ma è lui che dà le disposizioni da mettere in tabella. In casi del tutto eccezionali invece, è la figura del team manager che interviene quando c’è una segnalazione da dare e si sta temporeggiando. In quell’occasione ci si consulta rapidamente e il crew-chief dà l’ordine.”
Da qui si passa a una naturale associazione con un altro illustre e tecnologico sport, quale la Formula 1, la massima espressione delle competizioni a 4 ruote:
“Per fare un confronto: In Formula 1 ad esempio è ordinario fare delle strategie, i piloti seguono l’ordine così com’è. In MotoGP il box da un suggerimento che può facilitare la scelta del pilota; Noi possiamo segnalargli quando un avversario sta girando più forte perché ha cambiato la moto. Ma se in qualche curva, dalla parte opposta del circuito, c’è ancora del bagnato e il pilota non si fida, è una scelta sua! Nelle due ruote, l’ordine che arriva dai box non è inequivocabile, al contrario: è il pilota che deve saperlo interpretare dando la sua valutazione delle condizioni.”
Viene spontaneo allora chiedersi: in determinate suddette condizioni, il box non può dunque imporsi? Ancora una volta è Brivio ad intervenire:
“Sì, ma c’è un problema tecnico. Non abbiamo le radio come in Formula 1 e nel momento in cui si danno delle indicazioni al pilota, sei già in ritardo di almeno un giro, se non due! Perché il pilota deve: passare sul traguardo, vedere quella segnalazione, fare un altro giro per eseguire l’ordine; quindi, il ritardo si crea in automatico. E nelle gare della MotoGP uno o due giri di ritardo possono compromettere il risultato.”
E aggiunge infine Lucio Cecchinello: “A differenza di quanto avviene in Formula 1, non possiamo utilizzare comunicazioni radio: la sua introduzione non è soltanto una questione di contenimento di costi, bensì di effettivo disturbo arrecato al pilota MotoGP che, al contrario del suo collega di F1, è impegnato ‘più fisicamente’ (spostandosi col corpo) nella guida. Gestire delle comunicazioni radio sulla moto può esser pericoloso nonchè deconcentrante”.